Gli Altri

GLI “ALTRI”

Quando ho deciso di intraprendere questo mio percorso da blogger ero spaventata, incerta sul da farsi.

Avevo una paura folle di non riuscire a produrre niente di buono, di non essere in grado di regalarmi quel pezzetto di vita in cui sentirmi libera di essere me stessa.

Il mio scoglio principale risiedeva nella paura di essere giudicata dagli “Altri” nel momento stesso in cui mi sarei offerta completamente al loro giudizio.

Poi ho pensato.

Gli Altri: ma chi sono veramente?

Tutte le volte che sento discorsi sul tema mi vengono in mente le puntate di Lost.

“Gli altri”. Quelli che vivono dall’altra parte dell’isola, quelli che mi fanno paura perchè non so chi siano, quelli che possono rapirmi se solo mi addentro nel bosco.

Gli altri, quelli diversi da me, quelli che sono tutto il resto del mondo a parte me.

Parliamoci in modo chiaro: gli “altri” per me sei tu, i tuoi “altri” per te sono io.

Ho passato una vita condizionata da ciò che si potesse pensare di me. Non ero sempre una fan delle persone che emettevano un giudizio che mi coinvolgesse negativamente ma ne rimanevo comunque ferita.

Cercavo di piacere loro a tutti i costi, come fosse una prova da superare, anche se non tutti loro piacevano a me.

A volte, ad onor del vero, mi ha anche aiutata: analizzare i perché delle critiche ti può dare anche una chiave di lettura diversa, che ti metta in discussione, che ti aiuti a migliorare.

Ma non sempre ciò che pensa la massa dei “puntatori di dita” serve a crescere.

Ho scoperto sulla mia pelle che, più un individuo è spaventato ed insicuro riguardo a ciò che pensa e più si nasconde dietro alla forza del branco.

Più teme chi si rende differente e più lo contrasta, lo combatte, lo ferisce. E’ un modo umano per rimanere sicuri nel piccolo angolino di mondo che si è riusciti a ricavare.

Un angolino angusto, condiviso col gruppo dei pari, dietro ai quali si nasconde, uno spazio soffocante, perchè invaso dall’alito caldo delle tante persone spaventate che lo affollano..

Quando ho pensato di voler avere qualcosa di mio ho pensato proprio a questo. Al mio angolo soffocante di paura, da difendere con i denti .

Solo allora ho scoperto che voglio una distesa erbosa tutta per me. Ci voglio una cascata di acqua fresca e musica per ballare a piedi scalzi. Ci voglio dentro le persone che mi piacciono, non quelle che mi servono.

Non sarà facile, lo so.

Nessun risultato importante si raggiunge mai in modo facile. Avete mai sentito parlare di una donna che ha partorito in modo semplice e divertente? Io no.

Ricordo bene come è stato il mio primo parto e non lo rifarei per nessuna somma di denaro al mondo se non uno dei migliori risultati ottenuti nella mia vita: la prima delle mie figlie.

Sono le 18 passate di una sera di inizio estate e sono all’inizio della mia nuova avventura.

Se avessi dato retta agli “Altri” non avrei neanche cominciato a viverla.

Non mi abbatterò domani e continuerò a mettere un’ azione davanti all’altra come si fa coi passi, durante una maratona.

Voglio il mio spazio di gioia e voglio lasciarlo in eredità alle mie figlie. Voglio che sappiano che il mio percorso è cominciato quando mi sono liberata dai giudizi altrui e ho cominciato a volare sopra le distese di paura condivisa.

Voglio che diventino capaci di farsi delle domande prima di credere ciecamente a ciò che viene detto loro.

Voglio che sappiano che il mondo è pieno di persone eccezionali nascoste tra le pieghe della diversità.

Voglio che mettano in discussione anche me, che abbiano il coraggio di dirmi sempre cosa pensano, anche se io non lo condivido.

Voglio con tutto il cuore che scelgano di essere felici, ogni giorno, malgrado le imposizioni e le paure alle quali saranno sottoposte.

Voglio che sappiano che non esiste cosa che renda più fiera una madre innamorata, del vedere un figlio camminare sicuro e speciale dentro al bosco degli “Altri”.

 

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