Calzini

IL MISTERO DEI CALZINI

Tutte le volte che entro in un negozio di intimo, mi sento veramente nel Nirvana.
Io adoro gli appendini pieni di completini colorati, le scatole ricolme di calzini di ogni misura, l’idea che un paio di leggins possa assottigliare le gambe, sollevare il sedere.
Mi esalta tutta questa varietà a costi sostenibili dalla quale attingere a due mani: due calze di qua , una mutandina di là .
Sono anche un tipo decisamente estroso: il mio cestino delle meraviglie, in pochi minuti, si riempe di strabordanti colori .
Passeggio per il negozio raccogliendo calzini esattamente come La Bella Addormentata nel Bosco, raccoglieva fiori –solo che purtroppo la mattina non mi vestono gli uccellini-
Sorrido complice a tutte le altri clienti; non so perché ma dentro agli store di intimo diventiamo tutte, magicamente amiche. Forse perché nel passarci vicine armate di push-up miracolosi e guaine contenitive, ci sentiamo un tantino tutte sulla stessa barca.
Il rito vuole che, riempito il cestino di una varietà imbarazzante di articoli – manco fossi un millepiedi – arrivi sempre il momento in cui tac: mi paralizzo nel bel mezzo del negozio.
Il problema è che quando mi faccio prendere la mano dalla maratona dell’acquisto, ignoro sempre una variabile che è tutt’altro che banale.
Quasi tutto il mio cassetto della biancheria è costituito da calzini spaiati.
In realtà non li definirei proprio spaiati, direi più in cerca di anima gemella o, nei casi proprio molto disperati, delle vere e proprie vedove di guerra.
Ogni giorno un bilancio tragico si abbatte sul mio bucato. All’uscita dall’asciugatrice già a colpo d’occhio ho una prima stima dei dispersi.. Ma dove cavolo vanno a finire?
Io ho una teoria ormai da anni: penso che l’oblò della lavatrice sia in realtà un portale che crea un varco spazio temporale mediante il quale i miei calzini compaiano nella lavatrice di qualcun altro e i tuoi magari nella mia.
Fatto sta che possedere calze spaiate, di colori diversi, limiti di molto la scelta del resto dell’intimo .
Inchiodata quindi nel bel mezzo del negozio col mio cestino in mano, faccio quello che ogni donna saggia e matura farebbe al mio posto: ripongo piangendo e salutando ad uno ad uno gli articoli raccolti.
Il cestino è di nuovo vuoto e questa volta verrà tristemente riempito con biancheria nera e bianca , classica, sobria e facile da accoppiare.
Ieri sera ho perlustrato a lungo l’oblò della mia lavatrice. Niente, anche dopo un’attenta analisi non sono riuscita a trovare il pulsante di accensione del varco. Ho sospirato allora e, con un lampo di genio, ho preso un post it, ci ho scritto sopra una frase e sono tornata sorridente alle mie faccende.
– Claudia, perchè c’è un post it sulla lavatrice con su scritto “Lasciate ogni speranza voi che entrate”? –
Semplice no? I calzini sporchi, prima del giro in giostra, potranno almeno salutare i loro cari .

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