Storia di Giulia

Storia di Giulia: UNO

La stanza è tutta bianca.
La luce che trapela dalla finestra è quasi dolorosa.
C’è silenzio.
Giulia è seduta a bordo letto.
Si guarda i piedi che dondolano sopra al pavimento blu.
La sua bocca è serrata, le sue labbra sono una ferita.
Niente, non pensa a niente.
Quando passi ore in ospedale, l’odore dei medicinali non lo senti quasi più.
Per Giulia è passato solo un giorno e tra poco la dimetteranno ma in questa giornata ha la sensazione di avere perso un pezzo della sua vita.
Clara l’aspetta in corridoio, le ha chiesto di lasciarla sola qualche minuto.
Giulia non riesce a piangere, mai; è questo il suo problema.
Ora vorrebbe tanto, sarebbe proprio appropriato e liberatorio..
Ma non ci riesce.
Per lo sforzo del provarci, le scappa una risata isterica, ingiusta e dolorosa.
Le è sempre riuscito meglio ridere che piangere, ma oggi è una orrenda beffa.
Non ha detto nulla a “lui” ed è certa che non glielo dirà mai.
Lui le fa paura.
Alla fine la soluzione è arrivata da sola benché, nel frattempo, lei si fosse affezionata al suo “imprevisto”.
Il suo “imprevisto” si sarebbe chiamato Martina.
Martina è stata raschiata da dentro di lei.
Che termini orrendi per una cosa così profondamente dolorosa.
– Hai fatto? – Un tono dolce e gentile, adatto alla situazione.
Dalla porta della stanza sbuca Clara che la guarda con la testa inclinata.
– Ho fatto – Risponde Giulia.
– Prendo io la tua roba – Il carattere pratico dell’amica è l’unica cosa che le da forza in questo momento.
Annuisce.
Normalmente non glielo avrebbe fatto fare ma adesso
le tremano le gambe, mentre si rimette in piedi scivolando dal letto.
La guarda grata.
– Vuoi che lo chiami io? –
Ecco, questa domanda non serviva.
– Ti ho detto che ho cancellato il numero e cambiato il mio.  Non voglio più vederlo! – La voce è stridula.
Non può spiegarle perché quell’uomo le faccia tanta paura e non ne ha neanche la forza ora.
Lentamente le due amiche escono dalla stanza.
La stanza tutta bianca.

-CONTINUA-

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