Alla fine c'è l'uomo

Alla fine c’è l’uomo

Alla fine del ruolo che incarniamo, spesso ce ne dimentichiamo, c’è l’uomo (o la donna) che siamo.
Ciò che è accaduto in America durante le elezioni del nuovo presidente, mi ha fatto riflettere molto.
Un popolo intero costretto a decidere tra “il male minore” e incapace di difendersi da una mediocrità sempre più inscatolata all’interno di quella che è diventata la quotidianità a cui siamo tristemente addomesticati.
La scelta verteva tra una donna -che io non avrei mai voluto mi rappresentasse per il solo fatto di appartenere al genere femminile- ed un uomo il cui termine “sessista”,non basta neanche a descriverlo, in tutte le sue assurdità.
Quest’ultimo, Donald Trump, oltre ad un programma politico per metà studiato sul meccanismo della paura (bella mossa Donald, la paura vende più di ogni altra cosa!), mi viene continuamente in mente per una fotografia in cui è ritratto sotto l’ombrello mentre la signora che lo segue viene indifferentemente lasciata alla completa mercé della pioggia.
Il tipo di uomo con cui non avrei mai una relazione (no, il fatto che gli escano i soldi dalle orecchie non cambia il mio pensiero di una virgola; ha anche i capelli rifatti e l’arroganza dopata, non so cosa immaginare di peggiore come deterrente al sesso).
L’unica cosa che possedevano questi due personaggi, come molti di quelli che spesso gestiscono o influenzano le nostre esistenze, è tutta una serie di slogan d’effetto ai quali, per non metterci a piangere dalla frustrazione, ci tocca fingere di credere.
Il problema è che dietro ad ogni promessa, c’è sempre la bocca dalla quale essa viene pronunciata e che dentro al nostro stomaco, spesso sentiamo il peso angosciante della verità insieme al desiderio violento di ribellarci a chi offende la nostra intelligenza e la nostra capacità critica.
L’uomo, qualsiasi uomo, è ciò che fa, non ciò che dice di fare.
La credibilità di chi incontriamo sul nostro cammino, fa molto all’interno di quella sensazione di disagio che sosteniamo quando abbassiamo il capo a tutto ciò che ci viene propinato solo per poter sopravvivere all’interno del gregge.
Per gregge, in questo caso, intendo quel gruppo di persone, spesso coalizzate nel non voler vedere o fare ciò che è scomodo.
Una moltitudine di bocche che parlano all’unisono e che ci trainano in un luogo che benché appaia rassicurante dentro di noi, sentiamo chiaramente che è ingiusto.
A questo proposito io ho cominciato a mettere in pratica due “semplici” strategie:
– Sii la migliore versione di te stesso (nessuno è perfetto ma tendere a migliorarci non fa mai male).
– Quando ne hai la forza, denuncia ciò che non ritieni giusto.
Lo so, non è la ricetta perfetta ma potrebbe diventare ciò che ti salva dal magone di vivere nello stesso modo in cui vivono le persone che poi giudichi in fallo.
So anche che resistere alle pulsioni (che fatica!) come alla paura, è un’attività di grande sforzo emotivo ma, se non la mettiamo in pratica, cosa ci distingue dall’essere animale?
Ultima cosa: evita più possibile di puntare il dito.
Nella stessa identica situazione di chi giudichi, non sei mai certo di come ti comporteresti perché non ti ci sei immerso.
Ti faccio un esempio: alcuni politici ti rubano i soldi per convenienza..
Tu hai mai rubato un parcheggio ad un disabile per comodità? Hai mai saltato la fila per arrivare prima?
Se la risposta è sì, cura le tue lacune e solo dopo sarai veramente meglio di loro (ma non ti interesserà più perché vorrai essere solo meglio di come eri).
Sappi inoltre che qualunque battaglia riuscirai a superare facendo uno sforzo su te stesso (l’unica persona di cui hai il controllo) ti potrebbe anche portare sotto l’attacco di chi vuole “buttarti fuori” dall’evidenza che incarni ovvero, una voce fuori dal gruppo.
Ma tu, se vuoi essere davvero un uomo e non un colore o una fazione, hai solo questa possibilità per essere migliore.
Facile no?
No, neanche per un cavolo.
Ma se diventerai un “capo” o addirittura un presidente, avrai finalmente gente entusiasta di darti tutto il suo supporto.
Le cose brutte si attaccano ma, ti assicuro, anche le cose belle non scherzano.
Sii l’uomo ( o la donna) migliore tu possa essere: ho davvero voglia di votare un Presidente Buono.

2 commenti
  1. Barbara
    Barbara says:

    Moretti …. stasera mi fai riflettere più di ogni altra volta. L’invito :”sii la donna ( nel mio caso) migliore che tu possa essre” mi mette già in difficoltà… perché è davvero un compito arduo!!! Grazie!

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    • Claudia
      Claudia says:

      Penso che, dal momento che la cosa ti fa riflettere, tu non sia così lontana…Difficilissimo, concordo, come uscire dal gruppo o dire la propria malgrado tutti facciano buon viso a cattivo gioco, come quando hai voglia della scorciatoia che hai davanti e senti la vocina dentro, come quando ti fanno del male e lo vorresti restituire doppio..Difficilissimo davvero ma proviamoci..Un abbraccio :-)

      Rispondi

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