Una donna che fa il gesto tipico del silenzio, col dito

Il suono del silenzio

Sono in cucina, paralizzata davanti al frigorifero aperto e, in un silenzio violento, mi colpisce l’immagine dei tuoi occhi, che non sono più miei.
Ho sempre reputato gli occhi il vero specchio dell’anima di un uomo.
Tanti sorrisi vengon partoriti da labbra traditrici e capita che traggano in inganno.
Gli occhi no, soprattutto i tuoi.
Nel loro blu profondo ho potuto immergermi per anni come fossi nel più limpido dei ruscelli, scorgendo una me stessa al sicuro, colorata di te.
Non mi sono mai sentita minacciata, quello era il mio paradiso personale ed avevo la presunzione di essere l’unica capace di nuotare.
Fino ad oggi.
In realtà sono mesi che ti eclissi dai miei discorsi e a letto ti volti velocemente dall’altra parte, impacciato per una scusa che non c’è bisogno tu debba trovare.
Sto aspettando solo di sentirtelo dire, per poter assaporare ancora un pezzo di quel buono di noi che tanto ci ha fatto amare.
Ma tu taci e mi guardi appena, non mi tocchi più le mani quando mi allunghi la spesa, non mi parli più dei tuoi giorni perso nel viaggiare in macchina, della moltitudine degli incastrati ingranaggi dei ragionamenti dei tuoi clienti .
Ti ho sempre ascoltato con grande attenzione, spesso forse anche un po’ invidiosa del tuo lottare per meritarti un lavoro che non ti pesasse sul cuore e che ti facesse arrivare a colazione fischiettando un motivetto allegro.
Non fischietti più da giorni lo sai?
E non perchè tu non sia felice, anzi.
Lo fai perchè la tua felicità sporca ti pesa sul cuore quanto un grande macigno, finchè non troverai il coraggio per parlarmi.
Ma io so come si chiama la tua felicità, io l’ho vista.
Anzi, l’ho vista ben due volte.
Una volta davanti alla tua macchina nel parcheggio dell’ ufficio: ridevate così forte e vi guardavate così intensamente che se vi avessi trovati nudi su un letto disfatto, non sarebbe stato più evidente.
La seconda la vedo ogni giorno nei tuoi occhi, quando la sera ti siedi accanto a me, fingendo di guardare la televisione ma un sorriso nascosto ti tira le labbra in un modo così aguzzino che mi verrebbe voglia di gridare “bastardo, mi stai facendo male!”.
Però riconosco di aver mancato tanto, soprattutto negli ultimi di tutti questi anni insieme.
Ho stabilito che, se avessi voluto accarezzarti, ti avrei trovato sempre lì, inchinato ai miei piedi.
Ma anche il più caparbio degli amori si sbuccia le ginocchia se dedito per anni al logorio del servire.
Così lei è bella..Ed è giovane..
E tu sei più bello e più giovane da quando stai con lei.
Hai anche cominciato ad andare in palestra e sono pazza di rabbia quando mi accorgo del tuo quotidiano migliorare.
Io, che da anni ho abbandonato l’idea che una donna sposata possa essere dedita ad altro che non sia la cura dei figli o di questa casa maledetta, al cui interno, ora rimbombano solo i nostri silenzi.
Prima mi versavi un bicchiere di vino mentre ero intenta a cucinare e chiacchieravamo del più e del meno.
Da quanto tempo non mi chiedi “cosa hai preparato di buono?”.
L’odore delle spezie non mi esalta più come quando mixarle aveva una ragione nel tuo piacere, non ho più voglia di inventare, di sperimentare anzi, faccio anche fatica a pensare cosa ti preparerò stasera da mangiare.
Ma io non son d’accordo che sia giunto il tempo per lasciarti andare e forse userò questa tua imbarazzata omertà per riportarti a casa.
In fondo ti conosco più di lei e so quanto mi hai amata.
In fondo sono la madre dei tuoi figli e questo conta ancora qualcosa.
Devo rimanere in silenzio ed abbandonare l’idea di rimproverarti e giudicare.
Ciò che è accaduto è figlio di una colpa che non alberga solo sulle tue spalle, piuttosto ha trovato germoglio mangiando la mela di tutta la mia presunzione.
Voglio solo immergermi di nuovo dentro ai tuoi occhi blu ed essere l’unica ninfa del tuo ruscello.
Voglio dissetarmi ancora di te.
Devo fare subito qualcosa ma lo devo fare nascondendo la mia rabbia in un ennesimo faticoso silenzio.
Stai per arrivare a casa.

Shhh…Silenzio.

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