Paesaggio del futuro

Anno 2087: Non cambierà mai niente

Anno 2087 d.C.  Ducato d’Emilia, Euralia.
“Non cambierà mai niente”.
Lo dicevi tu nonna Claudia, verso la fine della tua vita.
Mia madre mi raccontava che invece da giovane eri una tipa piuttosto accanita; sempre in guerra per ciò in cui credevi e perennemente in dissidio con chi nulla faceva per opporsi all’apatia generale.
Una che scriveva certe cose, non può semplicemente abbandonare..
Devi essere caduta, nonna, devi esserti fatta molto male o almeno, io spero che sia questa la tua scusante principale.
Forse nonna è stato quando ti hanno chiuso il sito web e ti hanno tolto la possibilità di parlare?
Forse è lì che ti hanno fatta capitolare.
Ciò che so di te lo leggo dagli articoli che mia madre ha trascritto per tempo e mi ha chiesto di custodire.
Li ho letti tutti, ad uno ad uno ed ho cominciato a soffrire.
Nonna, ti sei sbagliata.
“Non cambierà mai niente” hai detto.
Invece è cambiato tutto nella fine della tua speranza, che hai lasciata suicidare.
Guardo di sovente le tue vecchie foto, quelle di carta, che si possono toccare.
Scorgo un mondo in cui non si indossava la mascherina tutto il giorno e c’era acqua che si poteva bere, gratuitamente, nelle fontane dei parchi.
Un mondo in cui si aveva una tessera elettorale e le persone potevano andare a votare, potevano ancora esprimere un parere.
Non esisteva il coprifuoco e nemmeno una divisa da indossare.
C’erano i fiori nei campi di fianco a casa, non come ora che sono solo dentro ad una serra e li puoi ammirare a patto che tu sia in grado di pagare.
Era un mondo in cui tu, nonna, sorridevi felice ed abbracciavi una mamma ed una zia bambine, col capo scoperto e senza avere paura dei raggi malati del sole.
Chissà com’era potere perdere tutta una giornata a giocare, senza dover ubbidire al chip di controllo corporale che ti invita a svolgere le “attività migliora vita” obbligatorie.
Io lo so che queste attività servono al nostro Stato per risparmiare sui costi della sanità.
Chissà com’era poter immergere i piedi nel mare senza dover chiedere un permesso speciale e chissà che colore aveva l’orizzonte libero dalle sagome nere delle petroliere.
Adesso, nonna, le zone di balneazione sono contingentate e lo Stato ha paura degli assembramenti, quindi devi firmare un modulo, per prenotare la tua giornata speciale.
Indossi sempre il copricapo apposito e non hai il costume del colore che ti pare  ma sei “libero” di scegliere fra i due modelli permessi dalla giurisdizione.
E’ vero, i corpi sono più tonici di quando eri giovane tu perché l’ora quotidiana di “attività migliora vita” insieme al cibo nelle porzioni preconfezionate, garantiscono un’ armonia anatomica così diffusa, da aver dell’inquietante.
Ho paura nonna, ho paura di quel modo controllato di parlare e camminare troppo fasullo per un momento in cui ti dovresti solo poter divertire.
Ho paura del fatto che ormai ho superato i quarant’anni senza avere un figlio che mi dia diritto a ritirare l’incentivo statale per la pensione.
Ho paura perchè, da quando avevo sedici anni, non mi sono più innamorata e non ho alcuna capacità di fingere qualcosa che non riesco a provare.
Conosco bene l’inclinazione dello Stato verso le donne che non costruiscono una famiglia, al fine di procreare.
So che diventerò una “paria” come mia zia Daria e che farò sempre più fatica a sostenermi economicamente senza la quota assistenziale.
Io però non posso diventare responsabile della logorante delusione dell’ennesimo essere umano, che nel vagito ha tante speranze che con la parola si vede ,pian piano, negare.
Non voglio essere io ad educare un individuo verso qualcosa in cui non credo più; vorrei solo avere il coraggio di “togliere il disturbo” da questa esistenza, senza soffrire.
Non trovo un senso a quello che sta accadendo e ammiro il coraggio di Alice, mia madre, che continua a non aver paura di ciò che le capiterà se continuerà a parlare.
Dice che lo ha imparato da te ma che, a differenza di te, non la faranno tacere.
“Non cambierà mai niente” dicevi.
Eppure zia Daria è consegnata in casa da anni, nella povertà, solo per dimostrarti che, anche in questo nichilismo generale, si può mantenere la facoltà di fare la propria scelta personale.
Mia madre e mia zia affermano di non aver paura; infatti sono io che ho paura per loro.
Io ho paura per il mondo intero.
Loro dicono che con un’esistenza così è meglio morire da martiri piuttosto che sopravvivere al solo fine di respirare.
Loro hanno vissuto la cultura del libero pensiero e per questo, io penso, dispongano ancora del coraggio di lottare.
Io me la faccio sotto invece..
Ho paura di rimanere da sola tra automi che ridono a comando, mangiano a comando, fanno sesso a comando, procreano a comando, vanno al mare a comando, fanno sport a comando e lavorano tutto il giorno.
Non so più cosa fare nonna, la paura mi sta bloccando gli arti, la testa, il cuore.
Non dovevo leggere i tuoi scritti perché parlano di un mondo migliore.
Davvero stavi fuori fino alle due di notte?
Davvero ti sei innamorata diverse volte?
Davvero è esistito un momento storico in cui ci si poteva permettere di sputare sul diritto di esprimere un pensiero?
Volevo dirti che le tue figlie si stanno facendo molto male per combattere una battaglia che, la tua generazione, ha alimentato quando ha smesso di ragionare e di sperare.
Volevo dirti che le cose che vi davano in cambio per rendervi più docili, ce le hanno tolte tutte, una alla volta.
Volevo dirti che avevi torto e che è tutta colpa tua e di quelli come te che si sono arresi, quando c’era ancora molto da fare.
“Non cambierà mai niente”, dicevi alla fine della tua vita.
Ti sei sbagliata nonna.
Tutto è cambiato e fa’ molto, molto male.

 

5 commenti
  1. Vittorio
    Vittorio says:

    Ma…Speriamo che quel mondo sia solo in questa fastasia descritta in modo fantastico. Credo che Daria ed Alice, le ragazze di cui parli, miglioreranno quel mondo in cui si trovano ora. Penso, e ne sono sicuri, che gli insegnamenti che i nonni, gli zii ed i genitori di queste due ragazze avranno loro insegnato quali sono i valori in cui credere, valori che, ad oggi, trovo assopiti ma non dimenticati.

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